mercoledì 23 aprile 2008

L'eleganza del riccio


Opera somma dell'autrice, caso letterario in Francia nel 2007, "L'eleganza del riccio" mantiene le promesse.
Romanzo fuori dagli schemi, tradotto in Italia da due persone differenti per le due protagoniste narranti dell'intero libro. Sfumature che si ritrovano in racconti intrecciati, diari di vita opposti per posizione ma uguali nelle definizioni finali di un'epoca, la nostra, in cui ancora l'etichetta è tutto, in cui l'estrazione sociale si trascina oneri e onori di vecchia data, in cui una portinaia non può essere altro che questo e in cui una bambina dell'alta società non può che fumare e vantarsi del nulla intellettuale che appartiene alla sua generazione. O almeno è questo che si è portati a credere.
Ma ecco che impercettibili movimenti e parole svelano un mondo nascosto, dove la mente e le sue peculiarità hanno la meglio sulla mediocrità imposta, dove la morte non ha tutte le ragioni e la vita può mutare finale.
Perché leggere questo piccolo oggetto prezioso? Perché ha qualcosa da insegnare, senza dover salire in cattedra, perché il concetto di diario potrebbe venire rivalutato, perché le pennellate di una tale artista non devono rimanere dietro ad un vetro ma vanno toccate, assaporate, ripetute, sottolineate, copiate...
Vi riporto qui un pezzo, lo so, lunghetto, ma serve per capire al meglio di cosa stiamo parlando.
"Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna agli insegnanti e chi non sa insegnare agli insegnanti fa politica.
Io credo che questa frase sia davvero un pensiero porfondo, proprio perché non è vera, o perlomeno non del tutto. Il suo significato non è quello che appare a prima vista. Se nella scala sociale si salisse in funzione della propria incompetenza, vi garantisco che il mondo non girerebbe come gira oggi. Ma il problema non sta qui. Il signifcato di questa frase non è che gli incompetenti hanno un posto in prima fila, ma che non c'è niente di più duro e ingiusto della realtà umana: gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio.E' una cosa terribile, perché in definitiva siamo soltanto dei primati programmati per mangiare, dormire, riprodurci, conquistare e rendere sicuro il nostro territorio, e quelli più tagliati per queste cose, i più animaleschi tra noi, si fanno sempre fregare dagli altri, cioè da quelli che parlano bene ma che non saprebbero difendere il proprio giardino, portare a casa un coniglio per cena o procreare come si deve. Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. E' un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di prversione, di contraddizione profonda."
(pg. 49)
Due vite, dunque, seprate seppur parallele, trovano l'occasione del confronto decisivo, che muterà per sempre la loro visione della concretezza umana, nell'arrivo del signor Ozu, inizialmente figura misteriosa e già di per se' affascinante; incarnazione dell'ideale culturale di entrambe, Kakuro finirà per fungere da anello salvifico di due vite alla deriva.
Tra colpi di scena sussurrati e sorrisi spontanei, l'autrice ci travolge con una potenza d'emozione e una capacità di scrittura che da tempo mancava sulla scena letteraria internazionale.
L'eleganza del riccio (L'élégance du hérisson) di Muriel Barbery - Ed. Italiana e/o - pgg. 321 - Euro 18,00

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